Un ricordo di Argo Fornaciari
Argo
Fornaciari
Scritto da:
Azienda ittica Il Padule
info@spigole-fornaciari.it
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Benvenuti nel sito dell'
Azienda ittica Il Padule!
Sabato,
01 Marzo 2008
L'azienda e l'ambiente
naturale
L'azienda
insiste ai margini di quello che è il Padule di Castiglione della
Pescaia detto anche della Diaccia Botrona, ossia di ciò che
rimane
dell'antico Lago Prile, oggi Riserva Naturale d'importanza
internazionale.
L'impianto esteso su una superficie di circa 70
ettari adotta una tecnologia che prevede il controllo e la depurazione
delle acque tramite grandi bacini di lagunaggio, in ingresso ed in
uscita a e dall'impianto, con parziale riutilizzo delle stesse. Anche
le vasche destinate all'allevamento sono di grandi dimensioni (da un
minimo di 1000 mq per gli avannotti ad oltre 5000 mq per gli adulti) e
consentono ai pesci di nuotare con molta libertà. Tale
sistema tecnologico, insieme alla bassissima densità di pesce per metro
cubo nelle vasche di allevamento, rende l'impianto più simile alle naturali
lagune salmastre
costiere che
alle moderne acquacolture. L'uso
di ossigeno liquido sostiene il fabbisogno respiratorio dei pesci e del
sistema naturale di autodepurazione delle acque. Ovviamente l'uso
dell'ossigeno incide moltissimo sui costi di produzione, ma al contempo
compensa l'arricchimento di nutrienti del sistema (inevitabile in tutte
le tipologie di allevamento ittico) evitando una antiecologica
sottrazione di ossigeno dall'ambiente naturale.
I
tempi di allevamento sono lunghi, poichè la temperatura
dell'acqua
è quella che l'ambiente naturalmente determina. Di conseguenza, nella
stagione fredda, quando le temperature scendono a 10 °C ed anche al di
sotto, il pesce non si
alimenta, ma l'esposizione per lunghi periodi alle basse temperature,
che caratterizza il pesce delle lagune (specialmente del centro-nord)
ha degli effetti positivi sulle caratteristiche di composizione
chimico-fisica della parte edule dei pesci.
Tale
sistema di allevamento ittico viene spesso presentato
in Simposi naturalistici, quale modello da applicare in ambienti
simili, da quei docenti universitari che hanno contribuito alla sua
realizzazione. Il
Padule di Castiglione rappresenta un vero e
proprio paradiso anche per l'avifauna che vi pastura e vi
nidifica. Sul
suo territorio sono state complessivamente avvistate moltissime specie
diverse di uccelli acquatici, tra cui anche il fenicottero
rosa (Phoenicopterus
ruber roseus)
ed il falco di palude
(Circus aeruginosus).
L'incremento
nel tempo delle specie osservate e censite in padule dimostra, se ce ne
fosse bisogno, quanto questo impianto di pescicoltura sia tutt'altro
che pernicioso
per la sopravvivenza di moltissime specie di uccelli che, tra l'altro
nei
bacini di depurazione
delle acque e
nei canali dell'impianto, trovano abbondante fauna ittica selvatica da
predare e
tranquilla ospitalità in tutte le stagioni.
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L'impianto di acquacoltura soccorre il padule
migliorandone il ricambio idrico
L'acqua che l'impianto di acquacoltura movimenta
nelle sue vasche, dopo
aver attraversato i bacini di fitodepurazione, che si possono vedere in
primo piano nella foto qui sopra, defluisce anche nei canali esterni
all'impianto.
Questo artificio è tutt' altro che negativo per
l'ambiente palustre, poichè migliora il ricambio idrico nelle zone
allagate che non si trovano ad eccessiva distanza dall' allevamento ed
hanno ampi collegamenti con i canali di
distribuzione dei flussi
idrici.
Molti anni orsono, Argo Fornaciari scoprì quest' effetto
positivo sull'ambiente esterno alla sua proprietà compiendo
osservazioni e controlli in collaborazione con il compianto dott.
Buonaccorso
Rosselli Del Turco, che all'epoca coadiuvava il titolare nella gestione
aziendale.
In
particolare, essi notarono che nei canali dove i reflui aziendali
permettevano un miglior ricambio idrico i casi di moria di pesce
selvatico
(specialmente di anguille) durante la stagione calda erano molto più
rare, mentre frequenti erano nelle aree in cui l'acqua era stagnante.
Un altro effetto benefico dell' impianto è quello di esercitare una
notevole azione decantatrice dei solidi sospesi che provengono dal
bacino del F. Bruna, specialmente durante le piene, grazie ai grandi
bacini di lagunaggio e biodegradazione preventivi
in cui viene immessa l'acqua pompata all' opera di presa. Ciò riduce il
naturale processo di interramento dell'area palustre, che come tutte le
paludi è destinata, se non gestita attivamente dall'uomo, a scomparire
in tempi più o meno lunghi. Per contrastare
questo naturale processo d'interramento, è auspicabile favorire al
massimo il
deflusso delle acque torbide verso il mare, tenendo aperta anche la foce del F. Bruna,
che purtroppo, al momento, non è oggetto di alcun intervento.
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Le spigole non amano gli eccessi
di salinità che si sono verificati
in passato
L'ambiente
del Padule della Diaccia Botrona è costituito da un ampio territorio
piano posto al di sotto del livello del mare e in collegamento sia con
le acque dolci del F. Bruna che con il mare, attraverso la foce di
questo corso d'acqua.
Durante
la stagione secca gli apporti di
acqua dolce sono pressocché nulli, mentre possono essere anche
imponenti durante l'inverno. Le escursioni di marea sommate all'
effetto
dei venti provenienti da sud-est e sud-ovest (scirocco e libeccio)
possono facilmente raggiungere i 60 centimetri al di sopra del livello
mare, In questi casi riescono a superare i bassi corduli delimitanti
varie aree del padule poco collegate con i canali e poste al di sotto
del livello mare, riempendole d'acqua marina, destinata a
ristagnare
in sito, se non si mettono in atto degli interventi di drenaggio.
Queste condizioni naturali
del territorio possono comportare un
progressivo
processo di deposizione di sale nei chiari palustri (aree allagate da
un
basso livello d'acqua, generalmente inferiori ai dieci centimetri), che
non hanno un adeguato ricambio idrico in grado di raffreddare
l'acqua.
Infatti un'acqua stagnante, con un contenuto salino anche basso, se
esposta alla radiazione solare subisce il riscaldamento e una
forte
evaporazione. E' inevitabile un significativo aumento della
concentrazione salina, che può arrivare anche alla deposizione di
cristalli di sale sul terreno e alla distruzione di qualunque forma di
vegetazione.
Per ovviare a questo
inconveniente i cacciatori, che una volta
gestivano
l'area, provvedevano a tenere asciutte, durante la stagione secca,
quelle zone meno dotate di ricambio idrico. Durante il periodo di
transizione tra la gestione dei cacciatori e quella attuale si è
determinò un' assenza d' interventi gestionali che comportò una
salinizzazione dell' area palustre, nociva per la vegetazione.
Ma tale fenomeno
creò problemi anche alla
fauna ittica, che in condizioni di salinità superiori a quella marina
ha notevole dispendio energetico per mantenere l'equilibrio osmotico,
inoltre le
ridotte concentrazioni di ossigeno meno solubile nell' acqua ipersalata
le rendono la respirazione molto più difficile.Anche per
ovviare a questo possibile problema, manifestatosi in passato,
l'azienda ha potenziato il sistema di pompaggio delle acque di
alimentazione all'impianto di allevamento, garantendo al meglio il
ricambio idrico nelle vasche. In ogni caso è fondamentale effettuare
l'escavo periodico dei canali di
tutta l'area palustre e dell'alveo del F. Bruna che sono le arterie che
consentono l'ingresso delle acque di marea, necessarie a mantenere le
temperature dell'acqua entro un intervallo idoneo alla vita dei pesci
(5°- 27°C).
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