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Azienda ittica Il Padule
di Fornaciari N. & C - società
agricola semplice
Loc. La Diaccia - Castiglione della Pescaia (Gr)
P. iva: 02547800595 - tel.
0564 938110
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Dall'
area protetta del Padule della
Diaccia
Botrona:
un prodotto della natura
cresciuto nella natura
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Un ricordo di Argo Fornaciari
Argo
Fornaciari
Scritto da:
Azienda ittica Il Padule
info@spigole-fornaciari.it
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Benvenuti nel sito dell'
Azienda ittica Il Padule!
Sabato,
01 Marzo 2008
La storia aziendale
Vari
decenni orsono, sulla scorta dell' esperienza
lavorativa di famiglia nel settore della pesca del novellame
(stadio giovanile) di varie
specie
ittiche a scopo di ripopolamento
delle acque interne, il sig. Argo
Fornaciari realizzò l'azienda, come stabulario invernale di novellame
di cefalo (Mugil cephalus e le altre specie) che successivamente in
primavera, veniva
venduto ai vallicoltori delle valli venete per l'allevamento estensivo.
In seguito, con l'acquisizione di conoscenze tecnologiche nel mondo
(Giappone, Israele) e in varie parti d'Italia, mediante la costruzione
e gestione di impianti di acquacoltura d'acqua dolce, Argo
Fornaciari avviò l'allevamento dell' anguilla. Successivamente,
l'esperienza nel settore della maricoltura (acquacoltura in acqua
marina) effettuata a Civitavecchia, in un impianto sperimentale di
proprietà ENEL, destinato alla riproduzione della spigola ed altre
specie ittiche, ha supportato la conversione dell' allevamento
di
anguille in quello attuale destinato alla produzione di
spigole.
L'attività aziendale sin dai suoi esordi è stata contraddistinta da
proficui e
continui rapporti di collaborazione con il mondo scientifico e
accademico. Tale interscambio culturale oggi si è ancor più consolidato
con varie Università italiane (Firenze, Pisa, Insubria, Bologna, Roma,
Udine, Viterbo ed altre) che sono spesso ospitate presso l' azienda per
la
conduzione di ricerche scientifiche nel campo dell' acquacoltura e
dell' ambiente acquatico.
La sinergia tra ricerca e produzione ha
aiutato la messa a punto di procedure di allevamento compatibili con
l'ambiente naturale in cui è sita l'azienda. Il rapporto equilibrato
tra azienda
ed ambiente
naturale
costruito e collaudato lentamente nei decenni,
grazie alla instancabile
perseveranza di Argo, ha favorito un reciproco sostegno tra queste due
entità e la produzione di spigole dalle caratteristiche organolettiche
particolarmente simili a quelle selvatiche.
Il patrimonio di quest'azienda non è costituito soltanto dal valore
monetario che essa può avere, ma anche dal ruolo socio-ambientale che
essa ha avuto nei decenni ed oggi ancor di più ha e che, dopo scontri
ed
incomprensioni, gli è stato riconosciuto anche dalle Amministrazioni
Pubbliche locali.
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Le
anguille sono state allevate in
questo impianto oltre 20 anni fa'
Prima
delle
spigole, l'azienda ittica "Il Padule"
allevava le anguille
e cefali,
quello fu il primo impianto di acquacoltura
maremmana. Purtroppo oggi il reperimento di giovani anguille (ceche) da
immettere negli impianti di anguillicoltura è difficile ed oneroso a
causa della forte rarefazione della specie in natura.
Anche i pescatori di
professione hanno sempre più difficoltà a reperire anguille adulte.
La distruzione degli habitat frequentati da questa specie ittica
insieme
agli inquinamenti e agli eccessivi prelievi a scopo alimentare delle
giovani anguille
sono responsabili della riduzione degli stocks.
Bisogna ricordare che se ancora oggi resistono delle importanti zone
umide,
grande merito lo hanno avuto nei secoli coloro che lì vi lavoravano: i
cosiddetti vallicoltori (nelle valli venete) ed in generale i pescatori
di laguna e gli allevatori che hanno sempre curato e salvaguardato
l'ambiente acquatico dal quale traevano e traggono il loro
sostentamento.
Questi ambienti acquatici tendono a scomparire
naturalmente, per deposizione dei sedimenti nei canali e nei chiari,
che riducono progressivamente il battente d'acqua e le necessarie
vitali comunicazioni con il mare. L'intervento dell'uomo è stato e sarà
essenziale per mantenerli in vita, non solo per la conservazione della
vita selvatica (wild life), ma anche per trarne in modo sostenibile dei
prodotti ittici di grande qualità. I nemici di questi ambienti sono
numerosi, ma certo non possono essere identificati con coloro che ci
vivono e lavorano dentro da decenni, svolgendo spesso l'oneroso ruolo
di sentinella della qualità
ambientale.
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L'Europa
lancia l'allarme: le anguille
sono una specie in forte rarefazione
L' Unione europea è preoccupata dal progressivo e
rapido
fenomeno di riduzione del pescato prodotto dalla pesca
professionale
della specie Anguilla anguilla. Il fenomeno si è evidenziato
con
particolare evidenza negli ultimi 20 - 30 anni senza soluzione di
continuità e quindi molto recentemente sono state elaborate e
sottoscritte in sede di Commissione europea delle norme di salvaguardia
per iniziare a combattere un processo di rarefazione che sembra
inarrestabile.
Argo Fornaciari, che di quest' argomento se ne intende, avendo
effettuato a
lungo l'attività di pesca del novellame di anguilla (ceche), a scopo di
ripopolamento ittico, alcuni decenni orsono, oggi plaude all'iniziativa
dell' U. E. e auspica che sia ripresa l'attività di ripopolamento di
quegli ambienti acquatici idonei all' accrescimento dell' anguilla. A
questo proposito ha suggerito un intervento da parte della
Regione Toscana, dando delle indicazioni tecniche di supporto.
Certamente sarà
fondamentale evitare la perdita di
quegli ambienti di acque interne e di transizione come il Padule della
Diaccia Botrona che sono adatti ad ospitare questa specie
pregiata e delicata.
Importantissimo
è per questi ambienti in via di estinzione conservare ottime
comunicazioni con il mare, in quanto vivificanti e facilitanti le
migrazioni dei pesci. Su questo argomento il prof. G. Cognetti dell'
Università di Pisa, ma anche il mondo accademico internazionale hanno
chiaramente espresso l'assoluta dannosità di iniziative, che
privilegino la chiusura di tali comunicazioni. Identiche
posizioni
scientifiche sono state espresse, anni orsono, dallo Stabilimento
Ittiogenico di Roma
per bocca dell' allora direttore dott.sa Letizia Ferrero.
Quando il sig. Bruno Fornaciari, padre di Argo, pescava le ceche nel F.
Bruna e così fino a pochi decenni orsono, la
sua foce era aperta e le acque marine, se
non contrastate da quelle dolci delle pioggie, potevano più
direttamente vivificare il padule e sostemere i livelli idrici delle
zone allagate.
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Ultimo aggiornamento
( Sabato, 01 Marzo 2008 )
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